Chiedi all’esperto: come posso costruire un personal branding di successo?
Consigli, Curriculum

Chiedi all’esperto: come posso costruire un personal branding di successo?

Alcuni consigli su come costruire un’immagine credibile di noi stessi.

Tutti abbiamo un nostro marchio. Un trademark chiaro e riconoscibile con cui comunichiamo noi stessi, la nostra immagine, la reputazione che decidiamo di costruirci e, di conseguenza, di trasmettere agli altri. È quello che oggi viene comunemente definito personal branding.

Nel suo ultimo libro Fai di te stesso un brand. Personal branding e reputazione online, il giornalista Riccardo Scandellari definisce il personal branding come “la comprensione e la valorizzazione delle capacità e delle qualità personali, attraverso un’adeguata comunicazione a un pubblico interessato. Riuscire, quindi, ad essere credibili e a mostrare quello che pensiamo, in modo deciso e sempre rispettoso. Per costruire l’immagine più fedele, credibile, di noi stessi”.

Nel mondo del lavoro, sapersi comunicare e avere ben chiara la percezione che gli altri hanno di noi è diventato fondamentale. Per questo abbiamo chiesto a Patrizia Turri e Filippo Meraldi, rispettivamente VP Human Resources e VP Digital Marketing di Jobrapido, alcuni consigli utili per costruire un personal branding di successo. E anche gli errori più comuni da evitare.

1. Quali sono i tre elementi su cui si basa una strategia di personal branding di successo?

 P. Al primo posto, la chiarezza di obiettivi. Ovvero, decidere per cosa si vuole essere riconosciuti e definire a quale target o audience di riferimento si vuole comunicare. Essere coerenti, assicurandosi che contenuti, “tone of voice” e gli strumenti di comunicazione che si intendono utilizzare siano funzionali all’immagine che si vuole comunicare.

Inoltre è fondamentale essere autentici e, per usare un’espressione inglese, “walk the talk”: sapere di cosa si sta parlando e metterlo in atto concretamente.

F. Essere focalizzati è il principale ingrediente di successo perché aiuta a posizionarsi come esperto di un settore e facilita la costruzione del proprio brand personale grazie alla più importante delle qualità: la credibilità. Non dimenticate di essere fedeli a voi stessi. Cercate fonti per riscontrare le vostre affermazioni principali; “sporcatevi le mani” e dimostrate di conoscere quello di cui parlate anche con esempi specifici, operativi e tecnici. Mantenete una linea di comunicazione propositiva e costruttiva: se siete alle prime esperienze lo scenario cui fate riferimento deve essere positivo e prospettare solo opportunità.

2. Le tre cose, invece, assolutamente da evitare?

P. L’errore più comune è quello di voler piacere a tutti e quindi avere un target indistinto e mostrarsi privi di una personalità propria. È sbagliato, però, anche cercare di imitare gli altri, perdendo così di vista ciò che ci contraddistingue e non portando nessun valore aggiunto al nostro lavoro. Ultimo, ma altrettanto nocivo, è provare ad affermarsi in un ambito in cui non si hanno competenze. Solo le persone con un vero talento riescono a costruire un personal branding efficace e di successo.

F. Essere tuttologi. Risulterete poco credibili e sarete facilmente criticabili. Non cercate mai risposte troppo alte, meglio scomporre i problemi in piccole parti e trovare soluzioni passo dopo passo. Riuscire a mettere tutte le piccole soluzioni a sistema sarà, dopo, un processo naturale. In ultimo: non perdete il controllo dei mezzi che utilizzate. Quando cambiate la foto del vostro profilo LinkedIn controllate che quelle degli altri profili siano coerenti. Se non riuscite a mantenere un comportamento omogeneo su tutti i social media pubblici è preferibile limitarne l’utilizzo.

3. Il futuro del personal branding sarà 100% digitale?

P. Il digitale è solo un mezzo. Il fine di una strategia di personal branding sono le persone e, come tali, possono essere raggiunte con modalità diverse, anche off-line.

F. Un personal branding coerente non differenzia l’immagine digitale da quella non digitale; è essenziale essere noi stessi e pubblicare un’immagine coerente. Essere draghi alla tastiera e agnellini di persona è un sintomo d’incoerenza che prima o poi vi si torcerà contro.

4. Partendo da zero, qual è la prima azione concreta da fare per “dare vita” al proprio brand?

P. Decidere che cosa si vuole comunicare e a chi. E avere uno scopo chiaro e strategico.

F. Costruire un piccolo piano editoriale e seguirlo in modo quasi militare, non dimenticando di cominciare solo una volta che si ha la padronanza dei mezzi. Quindi focalizzarsi sulla propria area di expertise, dedicare un certo tempo ogni settimana alla strategia e un certo tempo all’operatività.

5. Come si può monitorare il proprio personal branding e come si può rimediare a eventuali errori?

P. Google e i social network sono gli strumenti principali per il monitoraggio; è anche consigliabile studiare le strategie degli influencers per individuare best practice e modelli di riferimento a cui ispirarsi. Rimediare ai propri errori? È possibile, ma la rete non dimentica e il rischio che alcune esternazioni fatte online diventino un boomerang è sempre dietro l’angolo. Quindi meglio pensare bene, prima di agire.

F. Monitorare il proprio profilo su Google aiuta anche a comprendere quali informazioni la rete ha su di voi. Ogni volta che prendete una posizione scomoda sui social media prendetevi il tempo per leggere e rileggere quello che state scrivendo per accertarvi che il contenuto non possa essere soggetto a interpretazioni sbagliate. Una volta dato in pasto alla rete, sarà praticamente impossibile modificarlo.