Il cambio di temperatura, le giornate che si accorciano e i cambiamenti stagionali possono aumentare o diminuire la produttività al lavoro. Ecco come.
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Il cambio di stagione? Può influenzare la produttività al lavoro

Gli effetti possono essere positivi e negativi, come dimostrano molti studi e ricerche.

Che sia in arrivo l’autunno, l’inverno, la primavera o l’estate, il cambio di stagione influenza inevitabilmente il nostro organismo e le attività che compiamo ogni giorno. Con conseguenze di diverso tipo sia a livello fisico che mentale. Il motivo? Come dimostrano numerosi studi e ricerche, è da imputare all’alterazione degli ormoni della serotonina e della melatonina, causata principalmente dal cambio della temperatura, dalla diversa lunghezza della giornata e dai ritmi a cui siamo costretti a riabituarci dopo la stagione appena trascorsa.

Leggete sul nostro blog come i cambiamenti climatici influenzeranno il lavoro del futuro.

Ma non sempre gli effetti sarebbero negativi. Pensate che uno studio recente di Harvard ha dimostrato che il freddo e il cattivo tempo siano addirittura un “carburante” per la creatività e per il rendimento dei dipendenti sul posto di lavoro.

Vediamo allora in che modo i cambi di stagione influenzano la produttività.

 

Il freddo aumenterebbe la produttività…

Come anticipato sopra, sembrerebbe che il maltempo migliori la produttività. Questo perché i lavoratori sarebbero meno tentati da attività all’aperto come fare una passeggiata fuori, andare in spiaggia, prendere il sole, ecc. Quindi meno distrazioni e più efficienza!

Lo studio dimostra però che se mostrate loro foto di spiagge o ricordate le ferie passate, ecco che l’umore peggiora, la creatività si abbassa e prevale il pessimo e la negatività.

…ma diminuirebbe anche la presenza in ufficio

Con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, la possibilità di ammalarsi aumenta e, di conseguenza, aumentano anche i giorni di malattia e di assenza dal lavoro. In molti paesi, per esempio, il maltempo impedisce alle persone di arrivare al lavoro in orario o di rimanere bloccati a casa per più giorni per le avverse condizioni metereologiche.

Lo confermano anche alcune statistiche: mentre meno dello 0,5 per cento dei lavoratori perde un giorno di lavoro a causa del clima durante i mesi più caldi, tale percentuale aumenta a quasi il 2 per cento nei mesi più freddi.

L’umore risente sia del caldo sia del freddo

Uno studio del 2008 ha dimostrato che il tempo influenza i nostri stati d’animo più in maniera negativa che positiva. Il maltempo, e in particolare l’aumento del freddo e delle ore di buio, aumenterebbe il nostro pessimismo e intaccherebbe persino la nostra autostima.

Il cambiamento delle stagioni arriva anche ad innescare una “depressione stagionale”, chiamata disturbo affettivo stagionale (SAD), che si manifesta con episodi depressivi proprio nel passaggio da una stagione a un’altra (spesso causati dalla riduzione della luce solare e della vitamina D.)

Siate quindi consapevoli di come questi fattori potrebbero influenzare la vostra sensazione generale di benessere, il lavoro e le interazioni con colleghi e clienti. È il primo passo per ridurre e controllare gli effetti collaterali dei cambiamenti stagionali.