Gli incentivi per il ritorno in Italia degli Expat
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Expat: tutti i vantaggi per tornare in Italia

* Con il contributo di Rob Brouwer, CEO di Jobrapido e Angelo D’Ugo, dottore commercialista e partner dello studio GDC Corporate & Tax di Milano.

Agli italiani il primato di expat

Chi sono gli Expat? Sono i nostri connazionali che decidono di lasciare il Paese per vivere e lavorare in modo permanente all’estero.

Ogni anno la Fondazione Migrantes produce un rapporto ed un’analisi puntuale sugli Expat nel mondo: secondo l’ultima edizione 2020, c’erano 5.486.081 membri iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) alla data del 1° gennaio.

Un importante fenomeno di mobilità che sembra interessare prevalentemente giovani e giovani adulti: il 22,3% ha tra i 18 e i 34 anni ed il 23,3% ha tra i 35 e i 49 anni.

A partire, non sono solo i “cervelli”: rispetto al 2006, la percentuale di chi è espatriato all’estero con in tasca un diploma è cresciuta del 292,5%, rispetto a un (pur elevatissimo) +193,3%  per chi si è spostato all’estero con un titolo di studio alto, laurea o dottorato.

L’impatto socio economico

L’emigrazione dei giovani rappresenta una perdita imponente per il nostro paese.

Ad espatriare, infatti, è capitale umano che si è istruito in Italia, con la conseguente perdita delle risorse investite per la sua formazione e specializzazione. Confindustria stima che una famiglia spende circa 165mila euro per crescere ed educare un figlio fino ai 25 anni, mentre lo Stato ne spende 100.000 in scuola e università. Tutti investimenti di cui vanno a beneficiare Paesi con maggiori capacità attrattive.

Con il fenomeno dell’emigrazione si perdono, quindi, preziose risorse che potrebbero far crescere il nostro Paese.

Expat torna a casa

Osservando il fenomeno degli Expat possiamo, tuttavia, intravedere un’opportunità unica: il nostro Paese dispone di una gran quantità di giovani talenti che parlano lingue, che hanno maturato esperienze lavorative in contesti internazionali, che hanno ambizione, progetti, entusiasmo.

Secondo i sondaggi del centro studi PWC, il 74% degli Expat considererebbe un ritorno in Italia a parità di condizioni lavorative.

Lo stesso studio Migrantes conclude: “la domanda sul rientro trova sempre la stessa risposta: “sì, ma”. Il rientro è narrato come speranza, come mito che rende meno difficile la lontananza dagli affetti e dai luoghi di appartenenza. Auspicare il rientro è un modo per far tornare tutto in equilibrio…”.

Per questo il Governo e le istituzioni si sono mosse e continuano a muoversi per favorire il rientro in Italia degli Expat attraverso bonus e sgravi fiscali.

Scopriamo insieme le opportunità offerte dalla legislazione attualmente in vigore per il rientro in Italia, grazie al supporto di Angelo D’Ugo, dottore commercialista e partner dello studio GDC Corporate & Tax di Milano.

Il bonus impatriati: tutti i vantaggi

Far rientrare in Italia gli expat: questo è l’obiettivo dell’intervento legislativo, introdotto dapprima con L. n. 238/2010, poi rimodulato nel 2015 con una sensibile riduzione dei suoi benefici, fino alle interessanti e molteplici modifiche apportate dal D.L. n. 34/2019, anche detto Bonus Impatriati.

Oggi il regime fiscale previsto per i lavoratori “rimpatriati” è stato, infatti, rinforzato ed ampliato, con le seguenti maggiori novità:

  • La base imponibile riferita al reddito prodotto in Italia è ridotta del 70% e addirittura del 90% per chi trasferisce la propria residenza nelle regioni del Sud e Isole;
  • La durata del beneficio è confermata in 5 anni, ma aumenta a 10 anni per chi ha almeno un figlio minorenne a carico o per chi compra casa in Italia – in questo caso, la riduzione della base imponibile è al 50% nella generalità dei casi e sale al 90% per i lavoratori con almeno 3 figli minorenni o a carico o nell’ipotesi di trasferimento in regioni del Sud;
  • Viene meno ogni riferimento a titoli di studio, mansioni direttive o requisiti di alta specializzazione o qualificazione;
  • L’agevolazione è riservata anche a chi avvia un’attività di lavoro autonomo o d’impresa in Italia;
  • Il periodo di residenza minimo all’estero (prima del rientro in Italia) scende da 5 a 2 anni;
  • Per i lavoratori subordinati, viene meno la necessità che l’attività sia svolta presso un’impresa residente in Italia;
  • Non è più obbligatoria l’iscrizione all’AIRE come prova della residenza all’estero.

Non vanno poi dimenticati gli interventi finalizzati a favorire il rientro dei ricercatori e dei docenti previste dall’articolo 44 del D.L. n. 78/2010, anche questi rafforzati ed estesi con l’ultima versione degli incentivi.

Il ruolo delle aziende nel ritorno dei talenti in Italia

C’è un dato importante su cui riflettere: secondo un’indagine condotta nel 2018 dal Gruppo Controesodo, solo il 21% degli italiani all’estero è aggiornato sulla normativa vigente in termini di sgravi fiscali per chi rientra in Italia, e circa il 40% lo conosce solo vagamente.

Secondo Rob Brouwer, CEO di Jobrapido, “Sono numeri che fanno riflettere e che rendono evidente la necessità di comunicare in modo chiaro e più incisivo da parte delle istituzioni, per sensibilizzare i giovani sui propri diritti e opportunità.

Anche le aziende, infatti, possono svolgere un ruolo strategico per avvicinare le risorse al Paese, diventando mezzi di informazione e comunicazione in fase di recruiting.

Il processo di selezione stesso può essere lo strumento con cui gli expat vengono sensibilizzati sui vantaggi fiscali di cui potrebbero godere rientrando in Italia, e questo diventerebbe di fatto una leva nelle mani delle aziende italiane per attrarre i migliori candidati.

Abilitati dalle nuove tecnologie, indispensabili per affinare il processo di recruiting e renderlo più efficace in termini di tempi, costi e risultati, questi incentivi possono rappresentare un’ulteriore e determinante leva per le aziende alla ricerca di nuovi talenti, oltre che un’opportunità per molte categorie di lavoratori che desiderano rientrare in Italia ma che fino ad ora non ne hanno avuto la possibilità.”

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