sindrome dell'impostore
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La “sindrome dell’impostore”: cos’è e come combatterla

La sensazione di sentirsi inadeguati e di non meritare un certo successo sul lavoro colpisce il 70% delle persone.

Vi è mai capitato di sentirvi inadeguati? Di pensare di non meritare i traguardi che avete raggiunto e di non riuscire realmente a godere di ciò che avete ottenuto professionalmente? Di avvertire quella spiacevole sensazione che vi porta a pensare al vostro successo come qualcosa che, prima o poi, verrà “smascherato”?

Se la risposta è sì, forse anche voi soffrite della cosiddetta “sindrome dell’impostore”. Di che cosa si tratta?

Il termine, coniato nel 1978 dalle psicologhe statunitensi Pauline Clance e Suzanne Imes, descrive una particolare condizione psicologica, diffusa fra le persone che hanno raggiunto un certo successo, caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri meriti e dal terrore di essere riconosciuti come “impostori”. Le persone affette da questa sindrome, nonostante le dimostrazioni esteriori delle proprie competenze, rimangono quindi della convinzione di non meritare il successo ottenuto.

Come si manifesta e come riconoscerla

Gli studi di Cowman & Ferrari del 2002 hanno dimostrato che questo atteggiamento porta l’individuo a mettere in atto delle “auto-pressioni”, affinché non venga smascherata la propria incapacità e non venga mai scoperto il “bluff”. In questo modo, chi soffre della sindrome dell’impostore va inevitabilmente incontro a un perfezionismo deleterio e a un controllo maniacale del proprio lavoro, concentrando eccessivamente la propria attenzione sugli errori e le relative conseguenze a lungo termine. Lo stress e l’ansia aumentano, così come aumenta notevolmente anche il rischio di burnout.

L’International Journal of Behavioral Science dice che circa il 70% delle persone sperimenta questo fenomeno a un certo punto della propria vita professionale. E in passato, anche “vittime illustri” come Albert Einstein e lo scrittore John Steinbeck ne hanno in qualche modo sofferto.

Riconoscerla non è semplice. Per questo il life-coach Luca Bertuccini ha elencato alcune domande a cui rispondere per provare a individuare avvisaglie o campanelli d’allarme che aiutino a capire se state effettivamente cadendo nella “trappola”. Ecco quali sono:

  • Ti senti perennemente insicuro e pensi di non meritare ciò che hai?
  • Credi che le persone intorno a te abbiano talento, mentre tu no?
  • Temi che qualcuno scoprirà che il tuo successo è stato ottenuto in modo ingannevole?
  • Non riesci a percepire il tuo valore e credi che chiunque possa raggiungere i tuoi stessi risultati?

Secondo Bertuccini, infatti, il primo passo per uscirne è la consapevolezza.

Come aiutare se stessi e i dipendenti a superarla

Una volta riconosciuta la sindrome dell’impostore, è bene mettere in atto delle buone pratiche che possano aiutare a sconfiggerla. Quali?

Secondo lo psicologo Adam M Persky, il primo consiglio è di provare a separare i fatti, ad esempio un innegabile successo, dalle proprie sensazioni; inoltre, è importante evitare di soffermarsi troppo sugli insuccessi o di accettare l’idea che non si può davvero essere capaci di fare qualcosa finché non la si fa. Nessun ostacolo è impossibile ma, allo stesso tempo, nessuno è perfetto. Infine, ricordatevi sempre che tutti, in modalità e in periodi diversi, possono covare la sensazione di essere degli impostori.

La scrittrice, consulente, ed esperta del lavoro Alexandra Levitt, inoltre, suggerisce tre utili strategie da attuare:

  • buttate giù una lista dei risultati raggiunti nell’ultimo anno e delle motivazioni per cui si è effettivamente qualificati per un determinato lavoro. Dopo, appendetela in bella vista per motivarvi ogni giorno;
  • confrontatevi e chiedete una seconda opinione. In questo caso, potrebbe essere utile il supporto di un mentore, che possa aiutarvi a vedere i vostri meriti sotto una luce obiettiva (evitate quindi il consiglio di amici o parenti);
  • prendetevi del tempo per riflettere durante il giorno. Ricordando a voi stessi che il vostro posto di lavoro è meritato e che, grazie alle vostre competenze e alle vostre capacità, sarete in grado di affrontare qualsiasi impegno o difficoltà professionale.

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